la trama

Carnia, val Pesarina, ottobre 1944. Nel paese di Pesariis, ultima delle dieci fazioni di Prato Carnico, gli orrori della Seconda guerra mondiale entrano con prepotenza nelle case e negli stàvoli. Gli abitanti, abituati da sempre a fare i conti con la vita che richiede sacrifici e duro lavoro, rispondono con dignità, fermezza e coraggio alle richieste dei tedeschi e dei partigiani. In una casa posta nel cuore del paese, che si distingue dalle altre per i battenti di uno squillante rosso alle finestre, vive Giovanni Agostinis, di mestiere orologiaio, con la moglie Maddalena e la loro figlioletta Agnese. La bambina, per il colore fulvo dei capelli che porta raccolti in una lunga coda e per la voce melodiosa con cui canta in chiesa, nei campi e lungo le strade di pietra del paese, è chiamata da tutti Codirosso. La sua spiccata sensibilità e la sua intelligenza l’aiutano a dare un senso ai fatti della vita, risignificando ciò che vede con il ricco mondo della sua immaginazione. Nel mortifero presente in cui vive, usa con coraggio le canzoni che ha imparato, modificandone i testi affinché le parole possano custodire le forti emozioni provate. La sua vita cambierà a causa di Fritz Hoppeneimer, un ufficiale delle SS che, senza motivo, riversa il suo odio sul padre. Dopo una serie di tragici avvenimenti, Agnese viene deportata nel campo di concentramento di Dachau. Lì, per tentare di sopravvivere, metterà a frutto quanto imparato dal padre mentre lo osservava costruire gli orologi a pendolo: sopraffatta dal terrore, annullerà lo scorrere del tempo vivendo ogni giorno come se fosse privo di passato e di futuro.

Stefania Conte
L’ultimo canto del Codirosso
2 reviews for Stefania Conte
L'ultimo canto del Codirosso
  1. Claudia

    Indimenticabile, come tutti i romanzi di Stefania Conte. “Dentro la sua testa le parole paura, fame, freddo, babbo e mamma tenevano a freno la lingua, chiusa in una bocca serrata che non voleva aprirsi per vivere nell’imbarazzo di dover vomitare”. Questi sono i sentimenti di Agnese, una bambina che non aveva mai lasciato il suo paese e si trovava, in quel momento, stritolata fra gli altri deportati nel convoglio n. 98, destinazione Dachau. Una bambina che ha pietà degli altri deportati, che addolcisce con le sue fiabe la morte di un piccolo compagno della baracca in cui è rinchiusa. Una bambina, ma anche un simbolo che ci rammenta di prestare attenzione all’Umanità, di ricordare non per perpetrare l’odio e la divisione, ma per imparare a distinguere il Bene dal Male. Perché i giusti piangano e gli ingiusti si sentano indegni di abitare accanto agli uomini. Parole da leggere e rileggere, per aiutarci a essere migliori.

  2. simoncinmarta@gmail.com

    Questo e’ un libro strappalacrime…dovrebbero leggerlo tutti…ambientato in un periodo brutale da poter dimenticare…Agnese bambina coraggiosa…forte e caparbia…

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