Natale 2023

Natali senza confini

di Gabriella Bucco

Se sono spesso definita la ‘signora del trolley’, c’è un motivo preciso.

La storia comincia da bambina quando i miei Natali erano feste in perpetuo e disordinato movimento.

Nella mia originale famiglia non si festeggiava il Natale, eravamo tutti preoccupati a finire le valigie per la partenza alla volta della montagna. Qui, nel gelo della casa disabitata, che si sarebbe riscaldate solo il giorno della partenza,

Ricordi Paolino

apprestavo un presepe tutto umidiccio a causa del muschio recuperato sotto la neve.

 

Quando le cose andavano di lusso, il Natale era trascorso nelle stanze d’albergo miracolosamente trovate sul posto, poiché i miei genitori aborrivano le prenotazioni e spesso la vigilia di Natale ci dovevamo arrabattare a trovare un luogo dove dormire.

Ricordo con raccapriccio un Natale a Forni di Sopra in uno sperduto alberguccio privo di riscaldamento, che non fosse quello autoprodotto dal tragitto con gli sci fino al paese.

Il furto degli sci mise fortunatamente fine a questo soggiorno.

Il meglio veniva all’Epifania; passati finalmente Natale e Capodanno, tra grandi litigi familiari, mangiate le tartine di cracker spalmate di burro e acciughe che erano la cucina delle feste, finalmente partivo con mia mamma per visitare i ‘nonni di Padova’. Il rattle rattle delle ruote del treno sul ponte del Bacchiglione erano musica per me: in via Marghera 4 bis mia nonna Emma cucinava la squisita torta all’anice ‘della Mafalda’ e mio nonno Leonildo mi faceva trovare il presepe innevato creato con la farina, poiché a Padova non c’era il muschio e le calze della Befana con il carbone dolce gusto menta.

Anche il ritorno era una festa: con Anita ci fermavano a Venezia e poi in treno fino a Tolmezzo: nei vagoni si incontravano persone molto interessanti, come lo erano il guardare fuori dai finestrini e il disegnare sui vetri appannati.

Un amore per i treni che non mi ha mai più lasciato.

Anche ora da vecchia, a Natale viaggio per raggiungere le città della Germania dove vive mio figlio o viaggio fino a Venezia per andarlo a prendere all’aeroporto.

In ogni caso sono ormai attrezzata: nel mio trolley non mancano mai un presepe portatile, una Adventkranz di plastica luccicante di lustrini e un salame da tagliare per ogni evenienza.

Come avrete capito, non ho il mito della cucina natalizia, ma apprezzo Glühwein e Christstollen, il dolce farcito di canditi e marzapane tipico della Germania settentrionale.

Gli addobbi natalizi, che mi ostino ogni anno a rifare pur non sapendo mai dove trascorrerò il Natale, hanno assunto un tono cosmopolita. Il nucleo forte e tradizionale rimane il presepe che inizio a preparare ai morti con la raccolta del muschio, sempre bene asciutto, ora! Le statuine sono quelle lignee del presepe napoletano di mia suocera, cui però aggiungo il gatto rosso comprato a piazza Navona, i maiali neri trovati in Baviera e il tricheco portato dal Cile.

Metto enfasi nel valorizzare i Re Magi con tanto di dromedari, ben memore dello scrigno d’oro e smalti loro dedicato nel duomo di Colonia, che non manco mai di visitare. La loro immagine a merletto si staglia sulla finestra, ricordo di un Natale berlinese. D’altronde chi meglio di loro riassume il viaggio?

Al nucleo della tradizione si aggiungono i Karrussel di metallo lucido presi ad Halle: delle giostre con una ventola che ruota grazie all’aria calda di una tea light trascinando con sé la slitta di Babbo Natale e i fiocchi di neve. Dalla lampada pende l’angelo di latta dipinto sulle due facce preso a Regensburg, come le grandi palle di vetro dipinte e decorate, illuminate all’interno dalla candela.

Le luci tremolanti fanno intravvedere le cartoline d’auguri con gli animali del bosco disegnati da Alessandra D’Este e quelle dei parenti americani, mentre ombre si proiettano sull’introspettivo presepe di Umberto Valentinis.

Né mancano il presepe di carta stampato in Germania da una impresa chiusa da Hitler per ragioni razziali e quelli palestinesi in legno d’olivo.

Incorniciati sono gli angeli e i re Magi da ritagliare, dono prezioso di Maria Sello.

Un viaggio nel tempo e nello spazio nel tempo di Natale.