Natale 2023

I ricordi di Paolino, il gatto della famiglia Savorgnan

di Stefania Conte

Per la Vigilia è atterrata nel nostro giardino la slitta di Babbo Natale. Lo ha seguito Natalina, sua moglie.
L’omone ha subito legato con Paolo Savorgnan… se non altro per la stazza similare, la facilità al chiacchiereccio e la fame perenne.
Natale mi ha chiesto di raccontare qualcosa, per i lettori che non conoscono ancora le avventure mie e degli altri gatti, felicemente adottati dalla bislacca famiglia Savorgnan.
Amo questa famiglia d’umani, irresponsabilmente dedita alla fantasia e alle buone azioni.

Amo questa famiglia d’umani, irresponsabilmente dedita alla fantasia e alle buone azioni.

Il mio preferito è il capofamiglia, l’ex avvocato Paolo Savorgnan. Per anni era stato un uomo tenacemente aggrappato alla Ragione, refrattario di conseguenza a farsi coinvolgere dalle incredibili convinzioni della vulcanica moglie.
Lei, Stefania Tilatti in Savorgnan, aveva a lungo sperato che il marito capisse come la bellezza e la bontà si possano trovare non solo in una fragrante brioche farcita con burro e prosciutto crudo, ma anche in quel mondo che lei osservava oltre il visibile concreto.
Questa gradevole donna, dai fulvi capelli raccolti in una lunga treccia, sosteneva di vedere le fate, i folletti, gli gnomi, gli angeli custodi e altri inverosimili esseri, che la accompagnavano nella vita.
Paolo Savorgnan aveva tentato per sette lustri di farla desistere dalla sua originale visione del mondo, distraendola con lunghi viaggi.
Poi, però, quando giunse il momento di appendere la toga al chiodo per godersi una seconda vita con il pensionamento, le cose cambiarono.
Libero dal giogo di dover difendere criminali incalliti refrattari al pentimento, sentì nascere in lui il desiderio di dedicarsi alla narrativa, finendo coinvolto in una rivoluzione di vedute.
La creatività e l’inclinazione visionaria, strumenti indispensabili alla buona scrittura, minarono le solide fondamenta del suo incrollabile raziocinio. La miccia che fece crollare il castello di certezze fu innescata dai gatti di casa.
Tutto partì da mia madre, la fulva gatta Zoe, detta la Magnifica.
Non siamo gatti qualsiasi, belli, paciosi, ronfanti e perennemente affamati. Siamo felini domestici particolarissimi, furbi, opportunisti e dotati di consapevolezza.
I gatti, in casa Savorgnan hanno sempre un posto di riguardo. Dormiamo in letti confortevoli e siamo nutriti con colazioni a base di latte tiepido, yogurt alla fragola, dolcetti senza zucchero appositamente sfornati, e a pranzo e cena lappiamo brodo, addentiamo riso e piselli, pasta al ragout e petto di pollo croccante.
Siamo una banda di otto gatti che partecipano attivamente alle umane vicende, soprattutto quando in casa arrivano folletti dispettosi e angeli custodi particolari, amanti della mozzarella di bufala e della pasta e fagioli.
Partecipare attivamente non implica fare le fusa accanto al frigorifero, mettersi a pancia all’aria per farsi accarezzare, arcuare la schiena e, a pelo dritto, darsela di felina ragione armando le unghie affilate.
Nulla di così normale.
Ognuno di noi, specializzato da Madre Natura e perfezionato da Stefania, emette profumo di vaniglia del Madagascar, di rosmarino o di lavanda, bacia sulle labbra, apre cassetti girando le chiavi nella toppa (questa è la mia specialità), vola ingoiando polvere di fata, mangia patatine per riconoscere le streghe, legge le storie di Dickens, rincorre farfalle uscite dalla tela di un quadro e va a caccia di fantasmi.
Come poteva l’uomo di casa, il povero Paolo, dotato di rigido pensiero, sopravvivere in un ambiente siffatto, senza arrivare anche lui ad ammettere che “ci sono più cose da vedere nell’invisibile che nel visibile”?
Alla fine ha ceduto, accettando di credere in tutte le cose assurde raccontategli dalla moglie: metaforicamente parlando, ha inforcato nuovi occhiali per guardare con chiarezza nel mondo. Trovando, oltre alla cifra stilistica a lui più congeniale, l’ispirazione per scrivere romanzi.
Ora, anche lui con malcelata felicità, socializza con folletti, fate volanti, ectoplasmi e creature alate mandate dal buon Dio.
Purtroppo non ha smesso di brontolare, ma ride di più, diventando inseparabile con il gatto Paolino, il bellissimo e intelligentissimo soriano con gli occhi verdi.
Cioè, il sottoscritto.
Cosa dirvi di più? Beh, buon Natale!